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Perché votare?

di Alberto Prunetti

amianto

L’ultima fatica di Alberto Prunetti
(clicca sull’immagine per saperne di più)

La società che sogno non prevede mandati di rappresentanza né decisioni imposte gerarchicamente dall’alto verso il basso. Già questa sarebbe una buona ragione per non partecipare alle elezioni. Tuttavia voglio ragionare per assurdo… come si faceva un tempo per provare certi teoremi di geometria… potrei votare un partito che fosse assieme antifascista, anticapitalista e antiautoritario… un partito che una volta al governo eliminerà il precariato e istituirà il salario minimo di cittadinanza, che imporrà la patrimoniale e taglierà le spese militari per favorire scuola, università e ricerca, che fermerà gli interventi militari all’estero, aprirà i cancelli dei centri di identificazione per migranti e abolirà il divieto di circolazione alle frontiere per i lavoratori in cerca di un lavoro in arrivo dal sud del mondo… che eliminerà la tav e il lavoro nero e precario e bonificherà con i soldi tolti ai padroni i siti industriali inquinati, che aprirà a politiche antiproibizionistiche, consentirà l’eutanasia e annullerà l’ora di religione e l’otto per mille e considererà la religione cattolica una tra le tante, senza alcun concordato esclusivo… un partito del genere, potrei votarlo come male minore, rispetto all’ideale di una società antiautoritaria che si regge nella federazione di piccole comunità di quartiere o di campagna, federate e senza mandati di rappresentanza… lo voterei e ancora non sarei contento, perché sempre saremmo in un sistema capitalista…ma in ogni caso, a oggi, un partito del genere non sembra esistere… e votare per partiti che sostituiranno una casta per un’altra, un comico miliardario per un altro, un sistema rappresentativo per un altro, davvero non ha senso. Se con il voto di protesta o con il voto del male minore si devono finanziare altri caccia bombardieri che uccidono i popoli che a migliaia di chilometri da noi ricevono i nostri “aiuti umanitari”… se votare serve a ridare il semaforo verde a fabbriche inquinanti che uccidono gli abitanti che vivono nei quartieri vicini… meglio non votare. E continuare la lotta ogni giorno, perché anche l’astensionismo di per sé non serve a nulla, se non a mettersi in pace con la propria coscienza (come anche il voto: ho votato, se poi non fanno nulla, colpa loro, la mia scelta sembrava buona…). Voto o non voto, è l’impegno quotidiano quello che sposta la tensione sociale e abroga il vecchio sistema o ne istituisce uno nuovo.

[Carmilla Online, Voto o non voto, quale voto, 24 febbraio 2013]

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