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Savona: le sorprese e i revisionismi della storia

Pubblicato su il IlSudEst il 14 settembre 2012.

Scena Prima.

La scritta recita: “Basta attentati”.

Ci sono voluti trentotto anni perché riaffiorasse.

Centro Storico di Savona, Via Paleocapa

La vernice rossa di una bomboletta spray le ha dato forma e una bacheca pubblicitaria ha deciso di relegarla all’oblio per quasi quattro decadi. Eppure oggi è grazie a quella stessa bacheca, rimossa da qualche giorno, che la storia ritorna a parlare attraverso i muri.

Era il 1974 e la città di Savona subiva una prepotente e sistematica aggressione terroristica. Attentati dinamitardi si susseguirono tra l’aprile del 1974 e il maggio 1975. Le bombe provocarono due morti e circa una ventina di feriti toccando l’apice delle violenza nel mese di novembre con sei ordigni esplosi nell’arco di soli undici giorni. La mobilitazione popolare fu ingente: oltre alle manifestazioni di protesta indette dai partiti e dai sindacati si assistette al sorgere di un movimento spontaneo di vigilanza civile. La vigilanza si diffuse capillarmente sul territorio cittadino coordinata principalmente dalla nebulosa dei Consigli di Quartiere e dai vari Comitati Unitari Antifascisti, molti dei quali sorsero all’indomani degli attentati. La collaborazione tra movimento e forze dell’ordine fu totale, si trattò infatti a tutti gli effetti di una vigilanza “civile” di affiancamento alle forze di polizia che mai rivendicò il diritto d’intervento attraverso gli strumenti di quest’ultima.

Né gli esecutori materiali né tanto meno i mandanti furono mai individuati. Il verdetto, che non stupisce se comparato alle altre stragi che insanguinarono gli Anni Settanta (si pensi a Piazza Fontana, a Piazza della Loggia e all’Italicus), fu inesorabile: nessun colpevole. Alcuni degli attentati savonesi furono rivendicati da Ordine Nero, organizzazione neofascista di squisita matrice terroristica, nata a seguito dello scioglimento di Ordine Nuovo (1973) e i maggiori quotidiani che s’interessarono alla vicenda (dal Corriere della Sera all’Unità, dalla Stampa al Secolo XIX) non ebbero dubbi nell’attribuire al terrorismo eversivo di estrema destra la paternità degli attentati. Un’attenta analisi dell’azione terroristica delle organizzazioni eversive di quegli anni e del contesto storico nel quale s’inserirono non fa che confermare in maniera consistente questa ipotesi.

Scena Seconda.

Manifesto de La Destra Savona

Pensare che proprio quella bacheca che ha preservato una testimonianza storica e stimolato indirettamente l’esercizio della memoria, qualche mese fa ha ospitato un manifesto, ad opera de La Destra, che ha al centro delle sue intenzioni la manipolazione della memoria storica. È vero: poco hanno a che spartire le due immagini proposte in questo articolo se non la stessa colonna del portico di Via Paleocapa, arteria del centro storico savonese a pochi passi dal Corso (Corso Italia) e dalla Piazza del Comune (Piazza Sisto IV). La prima può infatti essere considerata una fonte storica primaria, la seconda invece il tentativo di strumentalizzare un evento ed un processo storico. L’una nascosta e relegata dietro le quinte di una bacheca per decenni; l’altra esposta sulla superficie di quella stessa bacheca, urlante giustizia e revisionismo storico. Si aggiunga come ultima considerazione, non meno rilevante, che i periodi storici a cui le due immagini si riferiscono hanno poco in comune, se si eccettua la terminologia politica.

Revisionismo storico lo chiamano i giornalisti. Di revisionismo storiografico parlano invece gli addetti ai lavori. E in questo caso non si può proprio associare l’operazione de La Destra con il concetto di revisionismo storiografico nell’accezione positiva del termine, ovvero nel senso di riesaminare criticamente elementi e riflessioni storiche preesistenti. Mancano i requisiti fondamentali: la scientificità dell’indagine, la coerenza espositiva e soprattutto la contestualizzazione degli eventi (basta dare un’occhiata qui, qui e qui per rendersi conto dei limiti intrinseci di tale revisionismo).

Una colonna che ha gridato al basso revisionismo storico condito di sensazionalismo oggi sussurra un ricordo sbiadito. Entrambe le voci, distanti nel tempo e nella forma, eppur così vicine nello spazio, hanno contribuito a stimolare la memoria di una città addormentata. L’una ha fatto scattare meccanismi di recupero del passato in funzione di autodifesa dalle narrazioni tossiche, l’altra ha contribuito, con il suo elemento sorpresa, a riportare a galla un passato che la città non ha saputo conservare e tradurre in memoria storica.

Per approfondimenti:

I.S.R.E.C, 35° anniversario delle bombe di Savona (30 aprile 1974 – 26 maggio 1975), «Quaderni Savonesi. Studi e ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea», 17 (2009), disponibile qui:

http://www.isrecsavona.it/pubblicazioni/quaderni/febbraio%202010/Q_ISREC_dic2009.pdf

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